OTTOBRE 2018
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In questa installazione, come nelle opere precedenti, “sperimentare” è la parola chiave: la Gennaro non si definisce una fotografa in senso stretto, e utilizza spesso diversi linguaggi e materiali, interessata al rapporto che il fruitore può e deve avere con l’opera stessa. “Lavoro con la carta, le pellicole, la chimica, la luce e la materia” dice l’artista per parlare della sua ricerca, incentrata da anni sul paesaggio, inteso in senso lato e che prescinde dal realismo. Un paesaggio che è sempre trasfigurato in immagine foto-pittorica e che tradisce l’esigenza di comunicazione con il fruitore, spesso costretto ad avvicinarsi molto all’opera, a studiarla e a viverla.
Portando avanti uno studio sulla creazione dell’immagine, Cosmorama rappresenta l’approdo di una nuova ricerca che si stacca dalla stampa: una installazione a dimensione d’uomo per l’uomo, un’occasione per scoprire e studiare la percezione visiva e dare modo allo stesso spettatore di confrontarsi con le immagini in essa generate.
Laura Gullotta
MATERIALI: Cotone, Plastica, Malta per Affresco, Emulsione Fotografica B/N
ANNO: 2018
DIMENSIONI: 20 X 10 Cm circa
Malacarne è una storia di vuoti che l’arista affronta cimentandosi in un’indagine alla scoperta del suo privato percorso di crescita per trasfigurare, attraverso l’immagine, un presente emotivo sfaccettato derivante da un passato affettivo lacunoso.
Cercare, trovare e raccogliere le fotografie della propria famiglia fa già parte del processo artistico; è un insieme di gesti intellettivi che avvicinano questo lavoro alla pratica della fotografia vernacolare, ovvero quel genere di fotografia in cui non è noto l’autore dello scatto e l’artista che sceglie di mostrarlo interviene direttamente su un prodotto di poco o nullo valore artistico caricandolo di nuovi significati.
Qui in particolare l’artista scannerizza i negativi di una pellicola in 35mm e fa un’operazione inversa a quella del restauro: applicando sul passato un filtro che pone distanza tra se stessa e i suoi ricordi, li sbiadisce ancora di più, li rimanda all’oblio e così, orfani, li mette in scena. Si tratta di un atto estetico di determinazione verso
l’immagine le cui risultanti sono da un lato, una nuova possibilità di rappresentazione del passato intimo, dall’altro un lascito allo spettatore, nuovo responsabile del proprio ruolo critico. Avvicinandosi a una sfera privata, sconosciuta, autonoma, sta a chi guarda stabilire un contatto, intimo o superficiale, con questi ricordi che
somigliano a un dejavù.
Silvia Maiuri
ANNO: 2018
Composta da 3 serie di fotografie e un libro d'artista
TESI BIENNIO SPECIALISTICO 2018
PROGETTO 2017 / 2018
MATERIALI: MALTA PER AFFRESCO, PIGMENTI ORGANICI, EMULSIONE FOTOGRAFICA
Lo scopo della mia ricerca artistica che prende il titolo di Matrice è quello di indagare la “materia” attraverso la sperimentazione artistica con diversi medium di cui la costante è la fotografia. Il lavoro in questione mette in relazione un metodo di antica invenzione come l’affresco con un altro, relativamente moderno, come la fotografia. Entrambi i metodi - con processualità e finalità diverse - fanno capo a un’unica matrice creativa che li unisce in una danza di poli opposti che rendono l’opera finale comprensibile e valida.
ANNO 2017 /2018
FOTOGRAFIE DIGITALI